Ponte Sisto

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Ai ponti del Tevere i romani attribuivano carattere sacro, così come al fiume.
Se Ponte Sant’Angelo spicca per monumentalità è da Ponte Sisto che si possono ammirare scorci di panorama davvero unici.

La sua realizzazione fu commissionata dal pontefice Sisto IV (sulle rovine di un antico ponte romano) in occasione del Giubileo del 1475, per permettere la comunicazione diretta tra il rione Trastevere e il rione Regola.

Prima della sua costruzione, per collegare le due sponde, veniva impiegato un traghetto che congiungeva anche due spiaggette: “Renella” sulla riva destra e “Arenula” di fronte.

Campanello d’allarme in caso di piena del Tevere

Con una struttura in muratura di tufo rivestita esternamente in travertino, oggi Ponte Sisto misura 108 metri in lunghezza e 11 metri in larghezza ed è un ponte pedonale.

Ha quattro arcate e sul pilone centrale un grande foro circolare – oculo – chiamato «occhialone» che era usato, soprattutto in passato, per tenere sotto controllo e monitorare il fiume e la portata d’acqua.
Qualora l’acqua avesse raggiunto il foro significava una sola cosa: il Tevere era praticamente in piena. Da qui nacque un proverbio, tutto romano, che recitava così: “so’ dolori se l’acqua ariva all’occhialone”.

Ponte Sisto tra miti e superstizioni

Ponte Sisto è indissolubilmente legato ad un pontefice che ha fatto la storia di Roma, Sisto IV.

Riassetto urbano, nuovi edifici, ricostruzioni, restauri e non solo, furono il fulcro del programma politico di questo Papa, che rinnovò il volto dell’Urbe.
Nell’ambito della sua “Renovatio Urbis, promosse numerosi interventi per rendere la Città Eterna, davvero, una città moderna per l’epoca.

Secondo la tradizione, alla cerimonia della posa della prima pietra partecipò il Santo Padre in persona, accompagnato da numerosi cardinali ed importanti prelati. Una credenza popolare racconta che vicino alla prima pietra il pontefice avrebbe lasciato una borsa piena di monete d’oro con la sua effige, come amuleto, per assicurare una buona sorte al suo ponte.

Ma Ponte Sisto, il cui nome è intimamente legato a quello del Papa che lo ha edificato, ha molto altro da raccontare…

Il fantasma di Donna Olimpia

Ancora oggi c’è chi giura di aver visto, la notte del 7 gennaio, la carrozza di Donna Olimpia, con il suo carico di ori e gioielli, che attraversa Ponte Sisto fino a inabissarsi nel Tevere, dove l’attendono i diavoli che la traghettano all’Inferno.

Della scaltra ed arrivista nobildonna romana (non per nascita) tutti sappiamo che, nel XVII secolo, è stata uno dei personaggi più influenti di Roma.
Si dice che fosse l’amante di Papa Innocenzo X (suo cognato). Certo è che fu dominatrice indiscussa e assoluta della corte papale e dell’intera città, divenendo straordinariamente ricca e potente, tanto da essere soprannominata «la Papessa».

La passione di Olimpia per il potere e la ricchezza attirò sulla donna l’odio e il disprezzo dei romani.
Alla morte del pontefice, privata di ogni potere e autorità, Donna Olimpia fu costretta a fuggire da Roma e si ritirò a Viterbo dove morì per la pestilenza.

Ebbene, dopo la sua morte, il fantasma di Donna Olimpia, carico di rabbia verso i romani, ostenta tutto il suo biasimo per la città che non l’ha mai accettata e amata.

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