Ponte Sant’Angelo

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Ai ponti del Tevere i romani attribuivano carattere sacro, così come al fiume.
Il ponte per eccellenza a Roma, però, è solo uno. Si chiama Ponte Sant’Angelo ed ha prestato il nome anche alla piazza cui è avanguardia, nel rione Borgo.

L’origine romana del ponte è inconfondibile, se ci si sofferma a guardare la parte inferiore, ma di quell’epoca (136 d.C.) rimangono solo le tre grandi arcate centrali.
La parte sovrastante è invece di chiara impostazione barocca e fu realizzata dal Bernini.

Prova storica della sua centralità è che Ponte Sant’Angelo è stato da sempre l’anticamera ed il luogo di transito obbligatorio verso il Vaticano.

Ponte Sant’Angelo, il ponte di Roma

Qui anticamente c’era l’accesso al mausoleo dell’imperatore Elio Adriano.
Da qui si passava per andare a chiedere preghiere e favori ai preti che di Roma, una volta, erano i padroni.

Qui si concentrò il traffico del primo Giubileo promulgato da Bonifacio VIII nel 1300, un evento di portata immensa di cui persino Dante Alighieri descrisse, in sei endecasillabi, il movimento scenico della moltitudine di pellegrini che attraversava lo storico ponte.

Questo era il ponte che i visitatori e i pellegrini dovevano percorrere per giungere alla Basilica di San Pietro.
Qui veniva innalzato il patibolo per le esecuzioni delle condanne a morte di cui era incaricato Mastro Titta. Qui si teneva anche il mercato del pesce.

Insomma, da qui passava (e passa) tutto il traffico da e per l’area vaticana, non senza qualche rovinoso incidente…

Ricostruzioni monumentali ed evocative

Durante il Giubileo del 1450, mentre il ponte veniva attraversato dai pellegrini di ritorno dalla Basilica di San Pietro, un cavallo imbizzarrito provocò il panico generale. La folla preoccupata si spinse contro i parapetti, che cedettero, facendo cadere nel fiume numerose persone.
Allora Papa Niccolò V fece innalzare sul ponte due piccole cappelle dedicate a Santa Maria Maddalena ed ai Santissimi Innocenti in cui ogni giorno si celebravano messe in suffragio dei circa 200 morti nell’incidente.

Nel 1533 Papa Clemente VII ordinò la demolizione delle piccole cappelle (ormai malridotte) e le fece sostituire con due statue marmoree raffiguranti San Pietro e San Paolo.

Nel 1536, in occasione della venuta a Roma dell’imperatore Carlo V di Spagna, per volontà di Papa Paolo III il ponte fu ornato con otto statue di stucco (ben presto andate in rovina) raffiguranti i quattro evangelisti ed i quattro patriarchi.

Un restauro generale del ponte fu curato dal Bernini per volontà di Clemente IX negli anni 1668-1669. I parapetti chiusi furono sostituiti da balaustrate di pietra e cancellate di ferro, mentre alle due statue già esistenti vennero affiancati dieci angeli maestosi, scolpiti in marmo, ciascuno dei quali porta un simbolo della Passione di Cristo.

La leggenda di Ponte Sant’Angelo

La leggenda vuole che Ponte Sant’Angelo sia percorso da un fantasma, ma solo nella notte tra il 10 e l’11 settembre di ogni anno.
Pare che lo spirito di Beatrice Cenci percorra il tragitto che conduce a Castel Sant’Angelo con la propria testa sottobraccio.

Della sfortunata e famosa nobildonna romana tutti conosciamo la storia profondamente drammatica.
Esasperata dalle violenze paterne, si dice che Beatrice, con la complicità della matrigna e i fratelli, decise di organizzare l’omicidio del padre.
Scoperta e accusata di parricidio, venne imprigionata e condannata a pene atroci, torturata e infine giustiziata, assieme a tutti i membri della famiglia.

L’11 settembre 1599 Beatrice venne decapitata dinanzi a Castel Sant’Angelo.
Da allora il suo fantasma, nella notte in cui ricorre questo anniversario, vaga per il ponte antistante il castello ricordando a tutti l’ingiustizia subita.

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