L’anfora del barbiere
Non c’è angolo a Roma che non sia allietato dal suono zampillante di una fontana, per piccola che sia.
Dai simpatici “nasoni” – le caratteristiche fontanelle in ghisa – alle più recenti “case dell’acqua” – erogatori di acqua potabile liscia e frizzante – solo nel centro storico si contano una novantina fra fontane e fontanelle artistico monumentali dalle quali sgorga sempre acqua pubblica.
Nell’omonimo rione, la Fontana di Trevi è uno dei simboli della Città Eterna. Come tutti i monumenti barocchi, è ricca di curiosità e particolari bizzarri ed è legata a numerose leggende e tradizioni popolari.
Il vaso che nasconde la vista su Fontana di Trevi
Un’enorme anfora (o palla) troneggia sulla balaustra di destra della celebre fontana.
Si dice che, durante i lavori, l’architetto Nicola Salvi veniva spesso importunato dalle critiche saccenti di un barbiere che aveva la bottega nell’edificio di fianco.
Il barbiere, che da quella posizione poteva seguire il corso dei lavori, pare che tutti i giorni era lì a muovere pignole osservazioni, a suggerire modifiche estetiche e a fornire consigli di ogni genere …finché il Salvi, esasperato, decide di precludere la vista del cantiere per la realizzazione della sua imponente fontana, a chiunque guardava dalla bottega, facendo costruire in una notte una grande anfora di travertino.
E fu così che il barbiere pedante, capita la lezione, non disturbò più!
Lo strano e pesantissimo vaso, che i romani hanno ribattezzato asso di coppe per via della somiglianza con una figura delle carte da gioco, sembra invece che, nell’ironica intenzione dell’architetto, dovesse raffigurare un recipiente per il sapone da barba.
Il cappello del vescovo nella fontana
Fontana di Trevi è arcinota. Voluta da Niccolò V e poi restaurata da Urbano VIII con i proventi delle tasse sul vino, la realizzazione dell’attuale fontana si deve a Clemente XII che nel Settecento scelse il progetto di Nicola Salvi.
È forse la più bella che sia stata mai stata realizzata in assoluto, sicuramente la più famosa delle fontane romane.
La scenografica fontana si trova in una piccola piazza attorniata da vicoli assolati e sempre pieni di gente, nei pressi di Via del Tritone. Eretta come mostra celebrativa del restauro dell’antico acquedotto romano Vergine, è addossata alla facciata di Palazzo Poli. Un interminabile scrosciare d’acqua, fra getti e zampilli, fa da sfondo alla corte del Re dell’Oceano raffigurato al centro della fontana fra tritoni e cavalli, scogliere e conchiglie.
Oltre la balaustra a fianco dell’anfora del barbiere, un cappello da vescovo (al solito in travertino) è gettato là con manifesta nonchalance, tra le cascatelle d’acqua, sulla scogliera.
Si tratta di un’altra bizzarria barocca.
Antiche usanze e ingenue leggende
Tre pugnali su sfondo rosso sono il simbolo araldico del rione Trevi che si potrebbe definire il più laico in quanto vi si contano meno chiese che negli altri, ma è anche il più ricco di incredibili leggende e suggestive credenze che la tradizione racconta.
I turisti conoscono bene l’usanza di gettare una monetina nella Fontana di Trevi – così da assicurarsi il ritorno a Roma – meno noto invece è il rito propiziatorio che riguarda una fontanella, senza particolari decorazioni, distante pochi metri dalla monumentale fontana.
In pochi sanno che sul lato destro della celebre Fontana di Trevi, accanto all’anfora del barbiere, si trova una vaschetta rettangolare con due piccole cannelle: la Fontana degli Innamorati.
Una romantica credenza vuole che le coppie che bevono a questa fontanella resteranno innamorate e fedeli per sempre.