La Fontana del Tritone
Non c’è angolo a Roma che non sia allietato dal suono zampillante di una fontana, per piccola che sia.
Dai simpatici “nasoni” – le caratteristiche fontanelle in ghisa – alle più recenti “case dell’acqua” – erogatori di acqua potabile liscia e frizzante – solo nel centro storico si contano una novantina fra fontane e fontanelle artistico monumentali dalle quali sgorga sempre acqua pubblica.
Nel rione Trevi, la Fontana del Tritone è un’opera berniniana, costruita interamente in travertino ed alimentata dall’Acqua Felice, che ha conferito un’impronta magistrale a Piazza Barberini.
Rimandi, oltremodo espliciti
Sul finire del 1642, Gian Lorenzo Bernini fu incaricato da Papa Urbano VIII Barberini della realizzazione dell’opera come “pubblico ornamento della città”, ma anche come un servizio di pubblica utilità, da porre al centro della piazza antistante la facciata del sontuoso palazzo di famiglia.
Superbo esempio della fantasia barocca, colpisce per la piacevole armonia del Tritone che, inginocchiato su due enormi valve di conchiglia, soffia in una buccina da cui sgorga un alto zampillo.
Il perno di sostegno è costituito da quattro delfini che emergono da una grande vasca e che, con le code, sollevano due stemmi papali con le tre api, simbolo araldico della famiglia Barberini.
Le famose api, di cui un grande sciame invase nella prima metà dei Seicento la città.
Bernini affarista
Bernini carica la Fontana del Tritone di una serie di significati simbolici.
Il più evidente è la gloria del pontefice di casa Barberini, annunciata dallo zampillo che fuoriesce dalla buccina sorretta tra le mani del colossale Dio marino.
Lo zampillo (che richiama l’idea di un lungo ed energico suono) all’origine doveva essere altissimo, a causa della pressione dell’acqua maggiore di adesso.
Anche in questo caso l’artista mostrò lo spiccato senso degli affari che lo contraddistingueva, facendosi compensare con i diritti di prelievo su di una parte dell’acqua che scorreva in un condotto secondario dell’Acqua Felice, costruito appositamente per l’approvvigionamento idrico della fontana.
Diritti, questi, che il Bernini si affrettò a rivendere a prezzo più alto, ricavandone un notevole profitto.
Un macabro spettacolo
In passato Piazza Barberini è stata teatro di una macabra esibizione, rimasta in uso fino al XVIII secolo.
Prima ancora che a ciò provvedessero apposite Confraternite, i cadaveri sfigurati, non di rado rinvenuti nelle campagne intorno alla città, venivano composti dalla pietà popolare e poi esposti per qualche ora, su un carretto, davanti la Fontana del Tritone.
Dopo una ragionevole sosta, l’orribile corteo si muoveva verso le principali piazze di Roma, nella speranza che, nel tragitto, qualcuno potesse identificare i defunti.