L’antichissimo Carnevale romano
Il Carnevale romano occupava un posto di rilievo fra le antiche tradizioni folkloristiche della città.
Era un evento molto atteso: era il tempo della festa, dello spettacolo, del teatro, ma soprattutto era il breve lasso di tempo in cui le leggi della morale venivano sospese.
E forse, proprio per quella sua componente di trasgressione, il Carnevale è diventato nel tempo sempre più amato, popolare e partecipato.
Una festa antica
Di origini un poco chiare, sembrerebbe proprio che i festeggiamenti del Carnevale abbiano avuto il loro natale a Roma. Secondo molti, avrebbero origine dagli antichi Saturnali, celebrati a Roma fino in epoca tardo-imperiale.
Ma il Carnevale è, nella sua essenza, di indiscussa ispirazione cattolica.
È il tempo in cui tutto era concesso – suggestioni, eccessi, stravaganze, giochi e scherzi – che si chiudeva la notte precedente il mercoledì delle ceneri con l’avvento della Quaresima, il periodo di digiuno e penitenza che precede la Pasqua.
L’evento che segna il trionfo della satira pungente
Il primo luogo dei festeggiamenti del Carnevale romano fu Piazza Navona dove, sin dal Medioevo, si svolgevano i tornei di cavalieri e i combattimenti fra i tori.
Le fonti raccontano che nel XII secolo, durante il Carnevale, il Papa arrivava a cavallo fino a Monte Testaccio per presenziare alle cerimonie propiziatorie, mentre molti rampolli dell’aristocrazia romana si cimentavano in duelli, palii e giostre.
Tutta la città scendeva in strada. Migliaia di persone dalle più svariate estrazioni sociali si mescolavano per le strade e, nascondendosi dietro l’anonimato dei travestimenti e delle maschere, non risparmiavano sfottò ai personaggi del clero e della nobiltà.
I vivaci e chiassosi festeggiamenti, però, erano tutt’altro che garantiti: ogni anno si doveva attendere che il Papa con un editto apposito concedesse la licenza di tenerli.
Quattrocento anni di sfarzose follie
Con la salita al soglio pontificio di Papa Paolo II, verso la metà del Quattrocento, ecco che le celebrazioni si trasferirono in Piazza Venezia.
Come teatro delle feste fu scelta l’adiacente Via del Corso, ancora Via Lata (il lungo rettifilo che da Porta del Popolo conduceva a Piazza Venezia).
L’apertura del Carnevale romano si celebrava con un corteo ufficiale delle autorità lungo la via, si sfilava in maschera, si facevano feste e balli pubblici che duravano tutta la notte con lanci di confetti di gesso colorati detti “sbruffi” (i nostri coriandoli).
Nei giorni successivi si svolgeva l’attesissima Corsa dei Berberi, veloci cavalli di origine nord africana che, senza fantino, venivano lanciati in corsa sfrenata da Piazza del Popolo fino a Piazza Venezia.
La sera del martedì grasso, la Corsa dei “Moccoletti” sanciva la fine dei festeggiamenti. Per partecipare, occorreva uscire di casa in maschera e avere con sé una candela, il gioco consisteva nel riuscire a spegnere la candela altrui, senza farsi spegnere la propria.
Non filò sempre tutto liscio
Per il Carnevale romano, che ha visto il suo massimo splendore celebrativo nel Rinascimento e che fino al XIX secolo oscurava persino quello veneziano, il tramonto iniziò con l’avvento dei Savoia a Roma nel 1870 quando, per motivi di sicurezza, furono progressivamente vietati molti dei consueti festeggiamenti, considerati responsabili di drammatici incidenti.
Solo negli ultimi anni il Comune di Roma ha riportato in auge la memoria di queste antiche tradizioni proprio nei luoghi della città che ospitarono le straordinarie celebrazioni carnevalesche, le cui radici si perdono lontano nel tempo.